Quando le persone indossano un caschetto VR, pur rapportandosi con una una non-realtà, provano emozioni e sono sottoposte a tutti gli influssi psicologici caratteristici del nostro mondo.
Se è così, quali effetti sull’empatia può avere la realtà virtuale?

Più volte abbiamo detto che il VR è una tecnologia capace di proiettare l’utilizzatore in contesti artificiali. E anche che le realtà sviluppate possono soddisfare esigenze molto differenti fra loro (per avere un’idea si vedano le pubblicazioni I disturbi alimentari: l’aiuto della Realtà Virtuale oppure VR e militare).

Ma se fra queste ve ne fossero alcune volte a farci empatizzare di più?

Varie personalità che lavorano in stretto rapporto con la realtà virtuale ritengono che empatia e strumenti immersivi siano strettamente connessi.

Chris Milk, un famoso regista del settore musicale, nel 2015 ha definito la realtà virtuale “la macchina dell’empatia”. Con questa convinzione ha creato una piattaforma che permette di vivere esperienze video immersive molto particolari. In esse vengono affrontate tematiche impegnative, che si discostano da quanto comunemente si tende ad associare all’immaginario VR. Grazie a contenuti dallo stampo pseudo-documentaristico possiamo calarci nei panni di un prigioniero di un campo profughi, oppure di un sopravvissuto a una malattia virale.

Non ci vuole molto per allargare l’immaginario ad altri ipotetici “scenari” di realtà virtuale simili. Ad esempio, l’esperienza di un migrante che abbandona la propria terra, o di una persona vittima di razzismo o di violenza domestica, di un carcerato, di un senzatetto, e chi più ne ha più ne metta.

Sperimentare questi spaccati di vita densi di emozioni, o anche semplicemente vivere un’esperienza più semplice (dove attraverso questo termine ci si vuole riferire a qualcosa di non necessariamente traumatico o carico di sofferenza) in VR, potrebbe avere degli effetti sull’empatia?

Potrebbero le persone avere una chance in più per essere umanamente migliori?

Madary e Metzinger (chi sono?) affermano cautamente che:

“Le tecnologie di realtà virtuale possono servire a facilitare l’empatia oppure a distruggerla. Questi metodi sono potenti strumenti di manipolazione psicologica […]”.

A cosa è dovuta la vicinanza fra realtà virtuale e i sentimenti umani responsabili dell’identificazione nell’altro?

Secondo il vocabolario italiano, con la parola “empatia” si fa riferimento alla “[…] capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato, prevalentemente senza ricorso alla comunicazione verbale […]”.

Strumenti come il VR hanno effetti sull’empatia perché capaci generare immedesimazione. Lo fanno modificando due attributi cardine dell’esperienza: il luogo e la persona. 

Colui che ne fa uso potrebbe trovarsi inserito in una vera e propria realtà alternativa (da un punto di vista geografico-naturalistico, paesaggistico), oppure nelle veci di qualcun altro (grazie a un avatar), o ancora entrambi assieme.

In questo modo viene ad assottigliarsi il gap fra noi e gli altri, fra intero ed esterno.

Il soggetto coinvolto è investito con veemenza da emozioni e sensazioni generate dal vivere l’evento in prima persona.  Lo stesso evento poteva in precedenza solamente sfiorare l’individuo: la persona, seppur coinvolta, lo era in modo distaccato, passivo (si pensi alla visualizzazione di un comune video youtube, o alla lettura di un articolo di giornale).  Quello che prima era uno spettatore esterno e passivo, grazie al VR, ha l’opportunità di trasformarsi nell’attore protagonista, sperimentando attivamente.

Il cambio di prospettiva rappresenta quindi l’elemento determinante: è ciò che consente di sentire un’altra persona, percepirla, comprenderla, ciò che causa effetti sull’empatia.

Seinfeld e colleghi hanno dimostrato che sottoporre un autore di violenza domestica a un’esperienza in realtà virtuale impatta sulle sue capacità empatiche. Grazie a un’apposito test, il Face-Body Compound, si è notato come gli aggressori abbiano reazioni diverse pre e post VR. Dopo aver vestito i panni delle vittime, subendo violenza verbali e fisiche, i soggetti violenti hanno manifestato una migliore sensibilità verso espressioni di timore e sofferenza quando presenti sui volti delle donne.

Conclusioni

L’agire concretamente in una situazione sviluppata al computer comporta modifiche psicologiche. Ad essere influenzati sono convinzioni, pensieri e gusti delle persone. E i cambiamenti mentali hanno ripercussioni sugli atteggiamenti tenuti nella vita reale, di tutti i giorni. La realtà virtuale può costituire un mezzo in grado di educare e sensibilizzare le persone rispetto a tematiche specifiche.

 

Fonti

De Filippis D., 19/1/2021, “Gli effetti della realtà virtuale sull’empatia” in State of Mind;

Signorelli A. D., 8/7/2019, “Sarà la realtà virtuale a renderci più empatici coi nostri simili?” in Wired.it;

Petrellese G., 9/6/2017, “Realtà virtuale: macchina per l’empatia e strumento di marketing” in Inside Marketing;

Definizione di “empatia” in Vocabolario Treccani;

Partipilo S., 5/7/2019, “Realtà Virtuale: se il carnefice diventasse la vittima” in State of Mind.