The dark side of VR

Le tecnologie dalla capacità immersiva hanno indubbiamente grandi potenzialità in diversi ambiti. Ma non ci stiamo per caso dimenticando una serie di considerazioni che potrebbero far emergere un vero e proprio “Dark side” of VR?

Immagine che evoca l'idea del lato oscuro

Nell’articolo VR per imparare: come integrare la realtà virtuale all’insegnamento? è stata offerta una panoramica dei possibili scenari che si celano dietro alla fumosa espressione “realtà virtuale”. La confusione generale, complice un’ignoranza ancora molto diffusa sul tema, nasconde in verità contingenze specifiche che permettono di isolare degli universi distinti l’uno dall’altro. 

Ma al di là del cosa è, o meglio, del cosa sono, 

Cosa comporta l’utilizzo di queste nuove tecnologie immersive?

Tanto importante è migliorare la percezione sull’argomento VR quanto lo è evidenziare uno dei punti che accomuna i vari attori presenti su questo palcoscenico virtuale.

Stiamo parlando della trattazione per lo più positiva che si fa di questo topicIl focus complessivo sembra infatti essere rivolto quasi unicamente ai benefici tecnico-economici che si possono trarre dall’avvento di una nuova tecnologia. Questo forse a causa dell’inclinazione fortemente capitalistica assunta negli ultimi secoli dalla società, o forse perché siamo diventati schiavi del progresso senza nemmeno accorgercene.

Certo è che molta meno attenzione viene data alle implicazioni che accompagnano il progresso della tecnica in un senso più generale.

Nel 2021 l’impressione è che la sfrenata corsa verso l’upgrade successivo, verso la maggiore efficienza e produttività, si traduca solamente nella volontà di vedere ed esperire concretamente visori futuristici, tecniche rivoluzionarie di chirurgia o di addestramento militare etc.

Purtroppo è tralasciata un’ampia serie di considerazioni.

E se esistesse una sorta di “Dark Side” of VR, un potenziale lato oscuro annesso a queste tecnologie?

L’hype per l’innovazione tech dovrebbe essere affiancato da tentativi più diffusi di riflessione critica. Dovremmo abituarci a chiederci: quanto e come questi strumenti potrebbero modificare, o anzi, modificheranno o già modificano la nostra vita da un punto di vista psicologico, sociale e culturale?

Un passo in questa direzione è stato fatto da Madary e Metzinger, una coppia filosofi tedeschi dell’univerisità Johannes Gutenberg di Mainz. I due studiosi, lungi dal contrastare od opporsi alla diffusione di nuove tecnologie, hanno pubblicato sulla rivista Frontiers and Robotics in IA un ambizioso articolo. Al suo intero è presente un elenco dei rischi ai quali si va incontro utilizzando la realtà virtuale. L’obiettivo degli accademici tedeschi sopracitati è quello di avvertire la comunità e fornire provvisorie regole per ciò che concerne la sperimentazione in ambito VR.

La psicologia, attraverso l’esperimento della prigione di Stanford ci ha già mostrato la plasticità della mente umana e le conseguenze che può avere l’immedesimarsi in qualcosa, il “vestire” i panni di qualcun altro in quanto partecipi di uno specifico contesto.

Frammento del film: The Stanford Prison Experiment” (2015) ispirato al famoso esperimento carcerario condotto da Philip Zimbardo nel 1971

Madary e Metzinger, temendo principalmente la presenza di ripercussioni di carattere psicologico a lungo termine, potrebbero essere definiti filo-zimbardiani. Le controindicazioni principali che l’utilizzo di dispositivi immersivi porterebbero con sé sarebbero legate all’embodiement, alla possibilità di proiettare in toto colui che ne fa uso all’interno di una realtà “fittizia”.

L’avvento della realtà virtuale ci costringerà a ridefinire concetti tradizionali come quelli di realtà e individuo.

 

Fonti

Madary M., Metzinger T. K., 19/2/2016, “Real Virtuality: A Code of Ethical Conduct. Recommendations for Good Scientific Practice and the Consumers of VR-Technology” in Frontiers in Robotics and AI;

“Esperimento carcerario di Stanford” in Wikipedia;

Oberhaus D., 23/6/2016, “Stiamo già violando il primo codice etico per la realtà virtuale” in Vice;

Arcagni S., 9/5/2016, “L’etica della realtà virtuale” in Il Sole 24 Ore.