Sin dai primi anni Novanta, la realtà virtuale è stata molto utilizzata in campo medico. Come abbiamo precedentemente visto in diversi articoli, nel campo psichiatrico diversi metodi di realtà virtuale sono efficacemente applicati oggi per la terapia di specifiche fobie, disturbi dell’alimentazione e per il disturbo post-traumatico da stress. Partendo da tali campi di ricerca e trattamento, sono stati costruiti dei programmi per curare le dipendenze con la Realtà Virtuale. Tra queste l’alcolismo, che approfondiremo. Nel trattamento della dipendenza da sostanze, la ricerca che utilizza la Realtà Virtuale si basa sull’osservare la reattività ad uno stimolo collegato alla sostanza d’abuso.

Sono stati sviluppate diverse tecniche che utilizzano la Realtà Virtuale per la comprensione, la valutazione e il trattamento di problemi di salute mentale. Il punto di forza che ha consentito di ottenere risultati e progressi straordinari è rappresentato dall’accoppiare una esperienza immersiva con le tecniche psicoterapeutiche. La realtà virtuale terapeutica può ricreare degli ambienti e situazioni reali che vengono affrontati per rieducare il soggetto e sviluppare nuove risposte a cannabis, alcool, anfetamine o gioco d’azzardo.

La Dr.ssa Rebecca Segrave, neuropsicologa clinica presso il Brain and Mental Health Laboratory della Monash University afferma che:

“Nelle dipendenze vi è tutta una serie di situazioni di innesco problematico a cui è veramente difficile accedere nel mondo reale, e che si possono facilmente ricreare virtualmente in uno studio medico”.

Attraverso la Realtà Virtuale, è infatti possibile esporre il paziente a situazioni da lui ritenute impossibili da controllare. Ha la possibilità di imparare a controllare le sue reazioni, di conoscerne le motivazioni e arrivare a scelte alternative, nel mondo reale, per produrre un cambiamento stabile nel tempo.

Quali sono i vantaggi di questa tecnica nel trattamento dell’alcolismo?

L’alcolismo viene definito come una malattia cronica. Un disturbo caratterizzato dall’incapacità, da parte del bevitore, di astenersi dal consumare alcolici. Chi soffre di alcolismo, infatti, ha perso il controllo sulla sua abitudine al bere, sviluppando tolleranza, astinenza e dipendenza. il craving, ovvero il desiderio di utilizzare la sostanza da cui si è dipendenti, gioca un ruolo chiave nel determinare una ricaduta.

Chi è affetto da alcolismo sviluppa, nel tempo, una serie di gravi sintomi fisici e psicologici oltre a danni nella sfera sociale. I danni fisici più rilevanti colpiscono in particolare il cervello e il fegato, anche se in generale tutti gli organi possono essere danneggiati dall’alcol.

Da un punto di vista psicologico, chi soffre di alcolismo può manifestare alterazioni della personalità e sviluppo di aggressività. L’alcolismo può provocare, inoltre, un danneggiamento delle capacità cognitive (memoria, attenzione, concentrazione, astrazione etc.), oltre a numerosi danni alla vita relazionale, familiare e lavorativa dell’individuo.

La terapia per soggetti alcolisti dovrebbe essere indirizzata verso il raggiungimento di meccanismi di difesa in grado di far fronte a situazioni ad alto rischio. È quindi importante sviluppare strumenti in grado di mimare tali situazioni. L’uso della realtà virtuale sotto forma di contesti simulati può fornire un ambiente reale su cui studiare i complessi comportamenti dei soggetti dipendenti da sostanze.

Programmi di realtà virtuale possono aiutare neuroscienziati e clinici a capire meglio questi fenomeni in quanto in grado di riprodurre nel proprio laboratorio una situazione reale. Nel caso di un alcolista potrà essere un bar, pub, ecc… I pazienti hanno risposte agli stimoli molto simili se non uguali a quelle della vita reale. Programmi di terapia virtuale consentono di superare i limiti delle tradizionali tecniche e di realizzare una terapia in vivo nello stesso ambulatorio clinico con ottimi risultati in diverse psicopatologie.

Il superamento dei limiti delle tradizionali terapie

Uno dei metodi più comunemente usati per trattare queste dipendenze è solitamente la Cue Exposure Theraphy (CET). L’obiettivo è diminuire il desiderio di assunzione della sostanza moderando la risposta agli stimoli collegati ad essa. L’esposizione continuativa a questi stimoli in assenza della sostanza neutralizza gradualmente il collegamento tra loro, con una conseguente diminuzione del craving e dell’astinenza. Gli stimoli sono esposti ripetutamente tramite slides, figure e registrazioni in situazioni non realistiche al fine di alterare le reazioni abituali che si hanno nei confronti della sostanza abusata.

Per fare un esempio, in un caso di alcolismo, un medico o uno psicoterapeuta potrebbe chiedere a un paziente di far finta che il suo studio sia un bar chiudendo gli occhi e usando l’immaginazione, ma sarebbe chiaro che non è reale. Questa tecnica di basa sull’utilizzo dell’esposizione immaginativa poiché la CET non può mostrare direttamente delle situazioni ad alto rischio. Questo è un limite di tale terapia in quanto non sempre le persone sono abili nell’immaginare diverse situazioni.

Tecniche di realtà virtuale possono superare questo limite creando situazioni reali. Attraverso degli Avatar (personaggi virtuali creati al computer) è possibile riprodurre linguaggio e comportamento umano ed esprimere quindi situazioni di pressione sociale. Un altro vantaggio dell’utilizzo di questo metodo è che consente al paziente e al terapeuta di condividere contemporaneamente l’esperienza. Gli ambienti virtuali utilizzati per questa modalità sono infatti visibili e accessibili ad entrambi. Il paziente si sente il protagonista del suo processo di cura, all’interno di un luogo sicuro, adattato alle sue necessità e affiancato dal terapeuta. Quest’ultimo può incoraggiare il suo paziente nelle sue azioni e monitorare risposte fisiologiche utilizzando mezzi di misura specifici.

Conclusione

Ai giorni d’oggi la VR ha raggiunto mete davvero importanti grazie allo sviluppo di nuove tecnologie come computer più potenti e veloci, sistemi grafici precisi e migliori risposte alle azioni del paziente. In quanto tale, offre un mezzo di ricerca unico a favore dei neuroscienziati del comportamento, ai quali è data l’opportunità di rispondere a domande sinora irrisolte. Le tecniche di VR permettono di studiare il comportamento delle persone che si sentono realisticamente immerse nell’ambiente circostante. Permettono al terapeuta di poter controllare in modo ottimale alcuni aspetti quali: tipo, ordine, ripetizione e tempo d’esposizione a uno stimolo condizionante, aumentando l’alleanza terapeutica del paziente.

Fonti

R. Guglielmo, L. Guerriero, M. Quatrale, V. Catalano, G. Martinotti, Alcolismo e realtà virtuale: signifcato clinico e prospettive terapeutiche

https://www.ospedalemarialuigia.it/dipendenze-patologiche/alcolismo-cause-sintomi-danni/

https://www.virtualview.care

https://www.noahealth.it/news.php?idNews=26

https://lens.monash.edu/@rebecca-segrave