HR e VR copertina

La tecnologia, fin dagli albori, si è dimostrata capace di supportare efficacemente i processi lavorativi.
Può esistere una relazione anche fra mondo HR e VR? Qual è il contributo che la realtà virtuale può apportare alla gestione delle
risorse umane?

Ogni realtà lavorativa è caratterizzata dalla presenza di un organico, un gruppo di uomini e donne che svolgono compiti nell’interesse dell’organizzazione per la quale lavorano. Queste persone sono solitamente indicate con l’espressione: “risorse umane” (in inglese Human Resources, abbreviato in “HR”). Esse costituiscono il cuore pulsante della società e al contempo una sorta di organismo vivente.

Il ciclo vitale delle risorse umane

  • Recruiting: i candidati inviano le application per le posizioni per le quali vogliono concorrere, vengono esaminati e poi selezionati;
  • Training: questa fase si articola in due momenti:
    – Formazione:
    dopo aver superato la selezione, i neo-assunti vengono istruiti nell’esercizio della loro nuova professione;  
    – Aggiornamento:
    i lavoratori vengono sottoposti a ulteriori periodi di formazione quando vi sono modifiche riguardanti lo svolgimento di mansioni relative ai loro ruoli (spesso ciò accade quando i dipendenti ricoprono una posizione da molto tempo);
  • Cessazione dei rapporti: i lavoratori interrompono la loro attività lavorativa.

L’HR manager (gestore delle risorse umane) è una figura professionale che, all’interno dell’organizzazione, si occupa delle tre macro-fasi appena descritte. I suoi compiti possono variare in tipo e quantità a seconda della complessità della struttura aziendale nella quale opera. In una piccola azienda, ad esempio, potrebbe essere incaricato di supportare a 360° le risorse umane. In una realtà più grande, invece, il suo compito potrebbe essere legato unicamente al training dei lavoratori.

HR e VR: due ambiti vicini

La realtà virtuale, rivoluzionando due delle fasi sopra analizzate, promette di innovare sia il lavoro del gestore delle risorse umane che l’esperienza degli aspiranti lavoratori/lavoratori assunti.

Il recruiting

HR e VR: tradizionale processo di selezione

Tradizionalmente, il processo di selezione avviene in un luogo fisico e prevede un colloquio con il candidato. Attraverso un confronto vis à vis, l’HR manager cerca di individuare le skills (hard e soft) dell’esaminato per capire se è adatto o meno a ricoprire la posizione per la quale si è proposto.

La persona viene valutata sulla base di informazioni che, talvolta, non rivelano le sue reali competenze. Le risposte date, l’atteggiamento tenuto e quanto scritto nel curriculum, possono infatti costituire dati non sufficienti a delinearne il profilo in maniera fedele.

Ciò conduce all’assumere soggetti inadatti, oppure allo scartarne altri dal potenziale nascosto.

La realtà virtuale riduce questi rischi aiutando lo specialista HR nello scorgere meglio le caratteristiche della persona analizzata. L’immersione in un contesto artificiale, ad esempio, permette di vedere nel concreto le abilità. Oppure i colloqui, qualora organizzati in scenari inusuali, possono far emergere comportamenti più spontanei e genuini da parte del soggetto in esame.

La tecnologia VR, oltre che ai selezionatori, torna utile anche a coloro che vogliono proporsi. I candidati possono avere un’idea molto più dettagliata dell’organizzazione per la quale vogliono lavorare, magari visitando virtualmente l’edificio in cui dovranno passare le loro giornate, iniziando a conoscere il loro futuro team, svolgendo una breve chiacchierata con il CEO etc. Attraverso esperienze immersive simili, inoltre, è possibile aumentare il tasso di fidelizzazione lavoratore-organizzazione.

Il training

HR e VR: tradizionale processo di formazione

Il modo classico di formare il proprio organico prevede anch’esso un insegnamento impartito in luoghi fisici. Spesso, il neo-assunto viene affiancato, direttamente in azienda, a un collega più esperto che lo guida. Oppure deve partecipare ad appositi eventi volti a fargli acquisire le competenze richieste dalla sua figura.

La realtà virtuale può modificare il modo di fare training sotto vari punti di vista:

  • Qualità dell’istruzione: il lavoratore si può cimentare in maniera più diretta nel compimento delle azioni che diverranno parte della sua routine lavorativa;
  • Efficacia temporale: l’approccio meno scolastico e più pragmatico permesso dal VR velocizza il processo di formazione. Ciò si riversa positivamente sulla produttività del singolo e del sistema;
  • Riduzione del rischio: gli ambienti sviluppati al computer rappresentano delle “sandbox”, ambienti sicuri in grado di tutelare le persone. Compiere errori è lecito, non causa né danni alla persona, né all’azienda;
  • Semplicità di fruizione: un training immersivo può essere utilizzato da molte persone e da ogni luogo. Questa formula riduce notevolmente i costi di formazione del personale e i problemi relativi alla lontananza geografica.

La situazione attuale

Ad oggi si sta compiendo uno sforzo per far convergere HR e VR. Il mondo del lavoro si dimostra però ancora parzialmente acerbo: i problemi principali sono legati agli elevati costi di produzione (dei caschetti e dei software che danno loro vita) e alla mentalità dei manager, non ancora pronti ad affidarsi completamente alla realtà virtuale.

 

Fonti

31/3/2020, “Come la realtà virtuale può migliorare la formazione aziendale” in Digitalmosaik;

Di Sabatino S., 5/3/2019, “Realtà virtuale per i colloqui di lavoro: sarà questo il futuro?” in Webmarketingfestival;

7/9/2020, “La Realtà Aumentata nel processo di selezione del personale” in ARmarket.