Ricerche innovative hanno aperto la strada alla Realtà Virtuale per diagnosticare e trattare diverse malattie cognitive, tra queste anche il morbo di Alzheimer. In questo articolo ci addentreremo a scoprire come le tecniche della VR intervengono contro questa malattia, contribuendo a conseguire risultati migliori rispetto alle tradizionali terapie.

La malattia di Alzheimer

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Il morbo di Alzheimer è la più comune forma di demenza. È una patologia neurodegenerativa che colpisce più spesso le donne ed è più frequentemente diagnosticata dopo i 45 anni. Comporta un progressivo decadimento delle funzioni cognitive come la memoria, la parola, il pensiero. Questo perché colpisce le aree cerebrali che controllano queste fondamentali funzioni. Nelle fasi più avanzate possono anche manifestarsi allucinazioni, disturbi dell’alimentazione, incontinenza e, in generale, gravi disturbi comportamentali. Il declino delle facoltà intellettive porta ad un quotidiano disagio nella vita relazionale e ad una perdita dell’autonomia.

Oggi non esiste ancora una cura per l’Alzheimer ma solo dei trattamenti che consentono di alleviare i sintomi e, in alcuni casi, di rallentare la progressione della patologia. L’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) ha inserito nel 2016 la malattia di Alzheimer, e in generale le forme di demenza, tra le priorità globali di sanità pubblica. Spesso il graduale insorgere della malattia è sottovalutato dalle persone. Progredendo però, chi ne è affetto ha difficoltà a svolgere le più semplici attività quotidiane. Per questi motivi è diventato un importante argomento di ricerca come poter diagnosticare la patologia e fornire il trattamento necessario ai pazienti colpiti.

L’intervento della Realtà Virtuale

In questo senso, la realtà virtuale ha messo in atto le proprie potenzialità per migliorare la qualità di vita di chi soffre di Alzheimer o di altre forme di demenze e fornisce oggi degli strumenti per una diagnosi ancora più precoce e accurata. Si stanno infatti sviluppando molte strategie e progetti dedicati a chi è affetto da patologie degenerative.  

Per gli scienziati è possibile sviluppare degli accurati test di orientamento per la diagnosi del morbo di Alzheimer, basati sulla realtà virtuale. I pazienti indossano un visore e grazie ad un ambiente virtuale è possibile individuare i segnali che rimandano a dei danni cognitivi.

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Nella diagnosi della malattia, la VR è applicata in ambienti sicuri per il paziente, il quale viene monitorato nelle sue attività quotidiane e può inoltre allenarsi nel compimento di varie attività che si presentano nella vita reale sotto il controllo di uno specialista. Un esempio è la ricerca di oggetti sugli scaffali di un supermercato o del frigorifero. Alcuni studi hanno dimostrato che questa innovazione tecnologica può aumentare la capacità visuo-spaziale, la prima ad essere intaccata da questa malattia.

Un videogioco aiuta a diagnosticare Alzheimer e demenza

Per aiutare gli scienziati a diagnosticare precocemente la demenza ed eventualmente trovare un trattamento, la tedesca agenzia di telecomunicazioni Deutsche Telekom ha creato il gioco Sea Hero Quest, nato con il contributo di alcune università europee e di neuroscienziati. in Sea Hero Quest l’utente deve condurre una barca per raggiungere alcuni punti della mappa, che sono visualizzati a inizio gioco per poi scomparire. Il videogiocatore deve dunque ricostruire la griglia del percorso per arrivare al suo obiettivo. Il professore e collaboratore Michael Hornberger riporta che:

«Le persone a alto rischio genetico di sviluppare demenza, hanno prodotto nei compiti di navigazione risultati peggiori, scegliendo percorsi meno performanti per arrivare all’obiettivo».

Basandosi sul concetto di orientamento nello spazio, l’applicazione aiuta gli scienziati a capire nel dettaglio come il cervello naviga nello spazio e contribuisce a costruire il più grande database sulla navigazione spaziale umana.

Il gioco ha ottenuto un enorme successo e ha visto la partecipazione di oltre 4.3 milioni di utenti. Ogni 0.5 secondi di gioco vengono tradotti dal team di ricerca in dati scientifici. In questo modo è stato possibile fornire ai ricercatori dati affidabili che avrebbero richiesto molti secoli nella ricerca tradizionale sulla demenza. Sulla base dei dati raccolti, i primi risultati hanno dimostrato che le capacità di navigazione spaziale iniziano a diminuire dall’età di 19 anni e che ci sono differenze sostanziali nelle strategie di navigazione tra uomini e donne.

La malattia vissuta in prima persona

Secondo le statistiche, sono 600mila i malati di Alzheimer in Italia. 35,6 milioni nel mondo. Questi numeri sono in crescita. Si stima infatti che il numero di persone affette da questa patologia è destinato a triplicare nei prossimi 30 anni. È da questo presupposto che il gruppo Korian, leader europeo nei servizi di cura e assistenza ai malati, ha idealizzato un tour di sensibilizzazione di questa malattia. Attraverso uno stand, il gruppo di professionisti fa tappa in diverse città italiane con l’intento di fare conoscere di più il tema dell’Alzheimer. Si tratta di un’esperienza immersiva che prevede un percorso sensoriale tramite visori multimediali per la realtà virtuale.

Grazie a questa iniziativa è possibile vivere in prima persona le sensazioni che un paziente affetto da Alzheimer prova ogni giorno. L’impatto con questa realtà costituisce fonte di riflessione sulla realtà percepita da questi pazienti. Il progetto sembra avere un grande successo. Il percorso con i visori, chiamato Alzheimer in Lab, dura 5 minuti e si basa su dei rumori, che possono essere fastidiosi, sulla sensazione di dimenticarsi delle cose o di non riconoscersi allo specchio. Ci sono poi una serie di suggerimenti sui comportamenti da evitare o affrontare per migliorare la qualità della vita di queste persone. Nell’edizione del 2019, il gruppo Korian ha incontrato circa 1500 famiglie contribuendo a fornire un quadro delineato di quelle che sono le implicazioni della malattia.

Conclusioni

Le tecnologie della realtà virtuale, quindi, contribuiscono in ausilio della diagnosi dell’Alzheimer. Approcci di questo tipo permettono di raccogliere informazioni accurate e su una scala ben più ampia dei tradizionali strumenti diagnostici, riducendo significativamente i tempi e consentendo di intervenire al più presto nel trattamento dei pazienti affetti da questa invisibile malattia. Non solo. Grazie all’introduzione di innovazioni virtuali, abbiamo visto come è anche possibile sensibilizzare e informare le persone sulla malattia, facendo vivere in prima persona la dura realtà che l’Alzheimer costringe a vivere.

Fonti

https://www.telekom.com/en/corporate-responsibility/corporate-responsibility/sea-hero-quest-game-for-good-587134

https://www.alzheimersresearchuk.org/research/for-researchers/resources-and-information/sea-hero-quest/

https://www.korian.it/fermata-alzheimer

http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italiano&id=171&area=Malattie_del_sistema_nervoso

https://mondointernazionale.com/realt%C3%A0-virtuale-%C3%A8-veramente-possibile-migliorare-la-vita-dei-soggetti-affetti-da-decadimento-cognitivo